Facciamo la cosa giusta

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di Luca Garosi

Colori, suoni, odori, sapori, oggetti ‘strani’ e nuovi. Sembra di entrare in un altro mondo (più bello e migliore) quando si visita “Fa’ la cosa giusta! Umbria”, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili.

Sono effettivamente coinvolti tutti e cinque i sensi ed è l’occasione per scoprire sempre nuove cose. Infatti in un unico spazio, culturale e commerciale, i visitatori possono trovare il meglio dei prodotti e servizi innovativi per uno stile di vita sostenibile.

L’appuntamento – per la quinta volta – si svolge a Bastia Umbra (a pochi chilometri da Perugia) e quest’anno si terrà da venerdì 12 a domenica 14 ottobre. Tra le molte cose da vedere ci saranno i pellett ecologici dai fondi di caffè, i kit per auto prodursi gioielli ecologici, i modelli virtuosi di assistenza sanitaria basati sul mutuo aiuto, i nuovi sistemi di allevamento in vigna.

La manifestazione nasce a Milano nel 2004, dove si svolge tuttora l’edizione nazionale (la sedicesima edizione è prevista a marzo 2019), negli ultimi anni si sono affiancate edizioni locali a Torino, Trento, Sicilia e Umbria. Ho incontrato gli organizzatori della manifestazione umbra e ho fatto loro qualche domanda.

Perché ogni anno “Fa’ la cosa giusta! Umbra” riesce ad attrarre tanto pubblico? Quali sono i motivi di questo successo?
«Siamo contenti per come sta crescendo la fiera in questi anni. Abbiamo un pubblico che ci segue con interesse e affetto sin dalla prima edizione e tanti altri che di anno in anno si avvicinano per curiosità. Per quanto a volte possa sembrare il contrario, c’è una crescente sensibilità nei confronti dei temi che una manifestazione come la nostra affronta, dalla sostenibilità al rispetto dei diritti dei lavoratori. Fa’ la cosa giusta è uno spazio aperto di incontro e confronto, con contenuti di qualità, e questo ci sta premiando».

La fiera è composta da un percorso espositivo, dal programma culturale e dal progetto scuole. Cosa collega le tre parti? C’è un settore che ha la preminenza sugli altri?
«Il successo di un format come quello di Fa’ la cosa giusta, che nasce a Milano grazie all’intuito di Terre di Mezzo editore, è proprio dato dall’equilibrio tra componenti diverse. In fiera si viene per acquistare ma anche per conoscere, sperimentare, imparare. “Esperienze e non solo prodotti”, questo è un po’ lo slogan della manifestazione. È un progetto culturale in cui attività per le scuole, programma culturale e mostra mercato si alimentano e supportano a vicenda».

Gli espositori saranno chiamati ad aderire a una carta etica. Perché questa scelta? Quali principi devono essere condivisi?
«La carta è una dichiarazione a cui gli espositori sono chiamati ad aderire attraverso la firma della stessa, pena esclusione dalla fiera. Ai principi di legalità, rispetto, trasparenza, responsabilità e sicurezza abbiamo poi aggiunto l’anno sorso anche quello dell’autodeterminazione e libertà di ogni persona in ordine al proprio orientamento sessuale e alla propria identità di genere; contro la discriminazione, la violenza e qualsiasi forma di omofobia e transfobia. Un percorso di aggiornamento voluto dagli organizzatori per prendere, ancora una volta, posizione rispetto alle questioni delle libertà e contro la discriminazione».

Quante sono le aziende espositrici? Da quale parti d’Italia vengono?
«Quest’anno avremo oltre 250 espositori da ogni parte d’Italia».

L’appuntamento dà molto spazio al mondo green. Quali saranno le principali novità che verranno presentate in questa edizione?
«Cannucce che si mangiano e non si buttano, microalghe super nutrienti e dal basso impatto ambientale, pellet per stufe e caldaie fatte con i fondi di caffè. E dall’Umbria: aziende agroalimentari di montagna che hanno deciso di non abbandonare i luoghi del terremoto, un’edicola che ha rilanciato un quartiere, il primo kit per autocostruirsi una borsa ecologica, ma anche un app per fare la spesa e un’altra per recuperare cibi in scadenza. E poi tante tante prelibatezze e novità della filiera agricola regionale, come l’hot dog di pesce del Trasimeno e il gustoso Cicotto di Grutti preparato con gli scarti del maiale da sole tre aziende nel borgo di Gualdo Cattaneo. Si tratta di imprese e realtà che raccontano piccole grandi rivoluzioni, idee di un business innovative che rappresentano una nuova e concreta via dello sviluppo economico. Sono tante e arrivano da tutto il Paese».

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